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E allora perché allenarsi in maniera esagerata? O sei un estremista nel sangue o hai famiglia .... e noi due rientriamo in quest’ultima categoria. Il super allenamento per noi significa essere sciolti e rilassati su gradi inferiori, poter avere ancora la testa su “ON”, godersi il panorama e bersi un buon bicchiere alla fine della giornata, ridendo e scherzando con gli amici. Il rischio??? Beh se
rischi sulla tua pelle .... (errato ma accettabile), se rischi la pelle
degli altri .… inaccettabile, se rischi la pelle dei tuoi figli .…
”MAI”. E’ con questo spirito
che io e il mio compagno di cordata, il giorno 30 settembre 2007, ci siamo
avviati verso le Placche Zebrate, con le nostre due creature (da bravi
baby sitter).
Desirè (la parola dice tutto …. vuol dire Desiderata), figlia di Gaudenzio, mio compagno di cordata ormai da più di 15 anni, e la mia figlioletta Lisa. Desirè ha 12 anni, timida ma desiderosa di avventura, Lisa ne ha quasi 7, chiacchierona, ma prontamente zittita alla vista della parete. Sveglia alle 5.00, colazione, controllo attrezzatura (già preparata la sera prima), ore 6.00 partenza, ore 6.25 le piccole ripiombano in letargo, poco male, tanto manca ancora un’ora e mezza all’arrivo. Arrivati alle 8.00 nel
piazzale del Bar che si trova
vicino al parcheggio delle Placche, veniamo salutati da un fruscio
nell’aria, al che, noi due (io e il mio compare) malati di volo, alziamo
gli occhi al cielo, ed ecco, sta arrivando un B.A.S.E. Jumper con tanto di
tuta alare, sfreccia veloce nel cielo, apre il paracadute... tutto OK e
così lo spettacolo, che ci accompagnerà per tutta la giornata, può
iniziare. Premessa .… questa sarebbe la loro prima via in assoluto, e per l’occasione abbiamo scelto la più facile .… quella del "46° Parallelo". Siamo più nervosi noi che le nostre figlie. … Ci fiondiamo in Bar, cappuccio e brioches, per le bimbe, caffè per noi… meglio avere i sensi attivi. Ritornati al parcheggio, ci mettiamo in assetto da arrampicata, caschetti, zainetto con bevande e abiti di ricambio specialmente per i più piccoli, due macchine fotografiche di cui una, la mia, digitale. Ci incamminiamo piano
piano, mentre le bimbe scalpitanti tentano di superarci e a fatica le
rimettiamo nei ranghi, cercando di fargli capire che piano e costanti è
meglio di scattosi e sempre fermi. Arriviamo sotto la
nostra via, e la parete è deserta,
verifichiamo che sulla nostra via non ci sia nessuno, fuori scarpette,
corda, caschetti, pronti e …… cavolo, la mia macchina fotografica mi
segnala “Batterie Scariche”… accidenti, ma non mi freghi, ne ho
altre quattro nella patella dello zaino!!
Parte il mio compagno, fa il primo tiro, un pò infreddolito, dato che il sole deve ancora toccare la parete, e poi lui di natura soffre molto il freddo, quindi a seguire sulle due corde, appesa da sola Desirè, e sull’altra la più piccola, che pesa come un fruscello e a un metro di distanza io. Durante il percorso Lisa avrà bisogno di qualche “spinta” di incoraggiamento, anche perché ha le scarpe da ginnastica. Mentre Desirè dimostra di saper usare le scarpette, e di aver imparato le tecniche di arrampicata, apprese durante l’allenamento invernale. Fatto il primo tiro, si prosegue con gli altri successivi, senza intoppi e alternandoci come capo cordata, in modo che entrambi possiamo restare per qualche tiro di corda, assieme alla propria figlia. Ad un certo punto, in
una sosta, io e il mio compare ci guardiamo negli occhi un po’ attoniti,
visto che le bambine, prima erano un pò intimorite, ora stanno facendo un
gioco con le mani e stano canticchiando una loro canzone, belle e
rilassate…. Bahhh!!! Forse sono proprio a loro agio!!! Meglio così!!! Finita la via,
rispettando la tabella di marcia, ci prepariamo per scendere dal sentiero,
beviamo un goccio di thè e qualche stuzzichino, foto di rito e stretta di
mano. Un B.A.S.E. Jumper per salutarci ci passa molto vicino e va a
sbattere contro un cespuglio che si trova in cima alla nostra via…. per
fortuna senza che si chiuda la vela, proseguendo poi incolume verso il
fondovalle. Lo ritroveremo dopo al bar, e ci racconterà che ha masticato
le foglie del cespuglio fino
all’atterraggio. Scendendo per il sentiero pietroso,vediamo un incidente in diretta, un sasso colpisce alla gamba, un climber in sosta, (risulterà poi un lieve incidente, per fortuna) ma che comporta l’arrivo dei mezzi di soccorso e l’intervento dell’elicottero. Prendiamo spunto da
tutto questo per spiegare alle bimbe, come, in montagna servano molte
precauzioni per cercare di prevedere l’imprevisto. Gli spieghiamo e
dimostriamo con i fatti che lo scopo di alzarsi presto la mattina e
arrivare primi sotto la via non è motivo di competizione ma solo motivo
di sicurezza. In quel momento sulle vie, mediamente c’erano almeno 3 –
4 cordate, ed erano le 13.00. Ci avviamo quindi al
parcheggio, facciamo uno spuntino, con birra analcolica per i guidatori, e
ci dirigiamo verso casa, certi di aver passato una bella giornata, e
sperando di aver svelato ancora una volta, ai nostri figli, con i fatti,
alcuni piccoli segreti della montagna. La speranza è che i nostri figli si avvicinino in modo umile a questo ambiente, che ti insegna con i sacrifici, passo dopo passo, a raggiungere i tuoi obiettivi. Ti insegna che non puoi
barare, e soprattutto, a fare i conti con te stesso, e
le tue paure, e probabilmente
tira fuori il buono che c’è in noi. Felici e più che soddisfatti.
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