Civetta, un incontro in
parete
di Cristiano Pastorello
Ho
sempre sostenuto che certi luoghi sono catalizzatori di persone anche
molto diverse tra di loro ma accomunate da una stessa passione, o da
medesimi punti di vista o dallo stesso modo di intendere la vita.
Questo l’ho pensato dopo una bellissima serata al rifugio Bosconero,
dove ho chiacchierato fino a notte fonda con persone mai viste prima,
toccando argomenti molto personali, oppure su un sentiero in Carega dove
ho incontrato un amico che ormai consideravo disperso.
Ma se vogliamo, questi incontri, per quanto casuali ed inaspettati si son
verificati comunque in un ambito “normale” (per quanto relativo sia il
concetto di normalità) ed usuale per chi frequenta la montagna.
L’incontro di cui voglio narrare ora, invece, è avvenuto nella
dimensione verticale, su una parete, anzi sulla “Parete”, ovvero la Nord/Ovest del Civetta e pur essendo stato un incontro solo visivo ed uditivo
mi ha fatto riflettere sul reale significato e valore delle cose.
Il tutto cominciò un venerdì pomeriggio di metà settembre 2007 al
parcheggio dell’uscita A4 di Vicenza Est, dove avevo appuntamento con
Enrico (Balotin), con destinazione il rifugio Tissi.
Era da un mese che non ci vedevamo e le cose da raccontarci erano tante,
lui degli esami di ingegneria aerospaziale, io della mia vita famigliare e
del lavoro, finendo sempre sull’arrampicata e la montagna.
Tra un discorso e l’altro ci ripassiamo anche la relazione della via
(che a dire il vero io mi ero imparato a memoria).
Guardando lo schizzo
che mi aveva inviato Ale, tenendo bene a mente i consigli di Daniele e
confrontando varie foto mi ero impresso, tiro per tiro, tutti quei
1000 metri
che Venturino si era aperto in solitaria,….chapeau!
Arriviamo ai Piani di Pezzè nel tardo pomeriggio, prepariamo il materiale
(troppa roba?) e ci avviamo verso il “Ru de Porta” con una Nord/Ovest
incendiata dal sole.
Dopo un’ora e mezza, con l’ultimo bagliore di luce riflessa riusciamo
a fare un ometto in corrispondenza del canalino di attacco, poi frontali e
via verso il Walter che ci aspetta con la pastasciutta.
La sveglia suona come sempre troppo presto, anche se a dire il vero non è
che avessi dormito molto, prepariamo gli zaini e scendiamo per far
colazione e li mi accorgo che il sacco che dobbiamo tirarci su con dentro
materiale da bivacco e viveri è un tantino pesante; ma ormai la logistica
è stata decisa e si va.
Attendiamo con calma l’arrivo dell’alba (a metà settembre il sole
sorge verso le 6.00) ed intanto scorgiamo delle luci che scendono verso la
Val Civetta.
Tra noi pensiamo sia una cordata che va alla Aste.
Sono super concentrato anche perché avevamo dovuto rinunciare a 'sta via
già alcune volte causa maltempo. Arrivato il primo lattiginoso chiarore
…si parte.
I primi tiri scorrono veloci, le soste son già tutte a posto, la roccia
è buona, ci si protegge, unica nota negativa è lo zaino veramente
pesante, forse sarà colpa del chilo di miele che Enrico ha voluto portar
via a tutti i costi…
Dopo aver superato una concavità detritica arriviamo sotto la placca con
i primi tiri impegnativi, la roccia è super, i friends sono una bomba ed
i pochi chiodi in via sono infissi proprio nei posti giusti.
Pendoliamo, attraversiamo a destra e poi a sinistra ed andiamo a beccare i
camini della Comici.
Decidiamo di sostare per mangiare qualcosa una volta arrivati su di un
pulpito dove la nostra via incrocia
la Comici
e
la Via
del Miracolo.
Arrivo in sosta e tranquillo comincio a recuperare Enrico pensando a
quanto fortunati eravamo, in quella giornata bellissima, ad essere
probabilmente l’unica cordata in parete, quando sento dei colpi di
martello; mi volto verso sinistra e vedo sulle lisce placche una cordata,
ma che via è?
Loro vedono noi, ci scambiamo alcune battute e sorpresa … Ale con Renato
Pancera che stanno portando avanti un tentativo di apertura ed in tutta
segretezza.
Ci dicono di aver già bivaccato la notte scorsa e che molto probabilmente
toccava la stessa sorte anche per quella a venire; che dire saremo stati
in quattro a dormire tra le braccia del Civetta.
Nella nostra conversazione ad un certo punto sentiamo intromettersi
un’altra voce, più lontana ma che ha un che di familiare, guardo ancora
più a sinistra e vedo un’altra cordata … incredibile … Daniele e
Maxi su "Eliana".
Non so descrivere come fosse il mio stato d’animo in quel momento,
sicuramente contentissimo e sorpreso, chi se l’aspettava di trovarci
tutti assieme sulla parete delle pareti.
Nessuno conosceva le intenzioni degli altri ma alla fine eravamo finiti
tutti là e le enormi quinte rocciose del Civetta sembravano meno ostili
visto che a poche centinaia di metri c’erano anche gli altri.
Purtroppo il tempo è tiranno e ripartiamo in quarta anche perché ora ci
attendono le dieci lunghezze più difficili di tutta la via.
Ale e Renato son fermi il che vuol dire che è tanto duro, Daniele e Maxi
scendono perché sono andati fuori via.
Ad Enrico tocca una placchetta molto tecnica, a me una serie di camini
interrotti da strapiombi, lo zaino pesa sempre di più ed i piedi sono
gonfi, costretti dentro le scarpette per un’intera giornata, ma verso le
18.00, dopo l’ultimo tiro sostenuto ma protetto, sbuchiamo sulla cengia
del miracolo.
Mancano ancora quattro lunghezze, le ultime due in comune con
la Martini, ma siamo stanchi, è tardi ed il bivacco diviene d’obbligo, anche
perché abbiamo un chilo di miele… intanto il Walter dal Tissi ci chiama
per dirci che ci ha visto le mutande finchè ci cambiavamo.
Ci accoglie un tramonto da favola, con mille tonalità di giallo,
arancione, rosso porpora, viola, fino ad arrivare al blu profondo
costellato da una miriade di stelle; fa freddo ma ci scaldiamo ridendo e
parlando del più e del meno!
La mattina ripartire è un’agonia ma il pensiero della birra che ci
attende al Torrani ci dà la carica e alle 11.00 siamo in cresta, sospesi
tra le nuvole che avvolgono il versante Sud ed il vuoto pauroso della
Nord/Ovest.
Arriviamo dal Venturino al quale facciamo i doverosi complimenti, noi ci
siamo limitati solo a passare dove già era passato lui ed altre due
cordate (manco farlo apposta una di Ale e l’altra di Daniele).
La prima cosa che facciamo, dopo aver letteralmente aspirato una birra, è
chiamare tutti gli altri, Daniele, il Maxi ed Ale, d'altronde questa
salita l’abbiamo condivisa anche con loro.
P.S.
Il chilo di miele lo abbiamo regalato, intonso, al Venturino.
Cristiano Pastorello
Verona, 11 ottobre 2007
Monte
Civetta
Parete Nord/Ovest
Punta Tissi
Via W Mexico Cabrones
Aperta
in solitaria da Venturino De Bona nel luglio 2001
Sviluppo:
1100m
(33 lunghezze di corda)
Difficoltà:
VIII-
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