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di Gaetano Soriani
Era
ancora buio e quando abbiamo imboccato le gallerie scavate nella roccia
(ora illuminate) che conducono direttamente al fianco della diga, il senso
di oppressione si è fatto ancora più pesante ma ancora niente in
confronto a quello che abbiamo provato quando siamo finalmente usciti
all’aperto. Stava
iniziando ad albeggiare, su quello che era stato il lago ora occupato
dalla presenza inquietante della frana, aleggiava una densa nebbia da cui
affioravano come fantasmi brandelli di roccia creando un'atmosfera
irreale. Con un certo sollievo ci siamo lasciati alle spalle i vecchi tetti di Erto e quei luoghi così densi di ricordi drammatici e dopo breve ci siamo inoltrati nella Val Cimoliana verso il Rifugio Pordenone. La nebbia e le brume mattutine si stavano dissolvendo lasciando presagire una bellissima giornata di sole. Dopo
una abbondante colazione al rifugio ci siamo incamminati pieni di grande
aspettativa verso la nostra mèta : il campanile di Val Montanaia! Per
me, Beppe e Mariano era la prima volta, Giovanni invece era già salito
sul “monte illogico” altre due volte. Man
mano che salivamo mi tornavano alla mente i racconti di Mauro Corona sul Campanile
e tutta la sua incredibile storia alpinistica così ricca di aneddoti che
sconfinano oramai nella leggenda e mi lasciavo prendere da quelle
atmosfere. Improvvisamente
dopo una svolta eccolo finalmente apparire all’improvviso illuminato dal
sole mentre la vallata era ancora in ombra. Gli
ottocento metri di dislivello con il peso della corda e di tutta la
ferramenta non sono stati certo una passeggiata, ma la vista dell’ “Urlo
di pietra” ci ha fatto dimenticare tutto ed affrettare il passo. Arrivati
al pulpito di partenza abbiamo formato le cordate e abbiamo cominciato la
scalata. Le
condizioni non potevano essere migliori, nessuno davanti solo una cordata
dietro di noi che ci ha raggiunto in vetta.
Durante
le soste abbiamo fatto amicizia con i due alpinisti che ci seguivano uno
dei quali, un medico trentino, aveva avuto un brutto incidente in montagna
con fratture multiple e questa era la sua prima uscita dopo tre anni di
inattività. Inutile
dire che, raggiunta la vetta, abbiamo lasciato a lui l’onore di suonare
la campana per primo cosa che ha fatto con una certa commozione. Grande
emozione anche per noi alla vista della mitica campana che a turno abbiamo
suonato ripetutamente dopo le foto di rito. Si concretizzava così uno dei
tanti sogni nel cassetto da tempo accarezzato. A
sottolineare poi la straordinarietà del luogo (semmai ce ne fosse stato
bisogno), una piacevole sorpresa sul libro di vetta: il giorno prima erano
saliti Mauro Corona ed Erri de Luca e Corona aveva disegnato una delle sue
vignette satiriche! Ci
attendevano ora le quattro calate in corda doppia fra cui la più
spettacolare, la “Piaz”, direttamente sugli strapiombi nord da Al
rifugio abbiamo ritrovato la squisita accoglienza della signora Narcisa
Zoldan e un simpatico incontro con Ruggero Petris che ci ha omaggiato del
libro realizzato in occasione del centenario della prima salita al
Campanile con tanto di autografo. (Petris assieme a Mauro Corona avevano
in quella occasione salito il Campanile in abiti d’epoca). Con
un grande senso di appagamento e di pienezza,
siamo saliti in auto per affrontare il lungo viaggio di ritorno non
senza una velata nota di malinconia per questa giornata straordinaria che
volgeva al termine ma che continuava a regalarci emozioni e sorprese.
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