La vita sospesa
di
Gaetano Soriani
Intanto
una digressione sul titolo, perché la vita sospesa?
Perchè
ho letto da poco il libro “La morte sospesa” di Joe Simpson ed ho
ancora impresse le emozioni che mi ha trasmesso, suggerendomi una serie di
considerazioni pseudo serie (ma non troppo) sulle motivazioni della gente
che va per montagna.
Quando
stai attrezzando una discesa in corda doppia di quelle toste (nel vuoto
tanto per intenderci) e ti trovi a controllare tutto tre volte (l’imbrago
è chiuso bene? Il discensore e l’auto bloccante sono applicati
correttamente?
Ci sarà da fidarsi dell’anello di calata? e via di
questo passo) e devi fare il passo nel vuoto, senti l’adrenalina che
sale.
Cominci
a caricare il discensore che stenta a sbloccarsi, poi quando lo carichi con
tutto il tuo peso comincia a scorrere e tu scendi e da quel momento fino a
quando non tocchi terra la tua vita è “sospesa” (a un filo, a un
chiodo, a un cordino ecc. ecc.).
Ma
la vita, la nostra vita è comunque sempre sospesa ….
Prima
ancora che a un filo (e abbiamo visto che non è solo un modo di dire) la
nostra vita è sospesa continuamente fra la gioia e la tristezza, fra gli
alti e i bassi, fra il bene e il male in eterno combattimento fra di loro,
fra il bello e il brutto, fra il nobile e il meschino fra la ricerca del
benessere materiale e il bisogno di infinito che è in tutti noi a
prescindere dalle nostre convinzioni religiose, bisogno di infinito che
sperimentiamo ogni qual volta proviamo intense emozioni o rimaniamo
incantati dal silenzio sulla cima di una montagna.
L’alpinista
rispetto all’uomo comune ha però un vantaggio: quello che quando va in
montagna è più consapevole che la sua vita è “sospesa”, ma la
rimette in gioco ogni volta quasi con noncuranza…..
Voglio
concludere con alcune dediche:
a
Tommaso (Tomas) che ha sperimentato su di sé la potenza della forza di
gravità e che grazie a Dio ha potuto raccontare la sua avventura;
a
Giovanni che non ama le doppie da quando ha visto uno volare giù e che
prima di scendere controlla tutto almeno 42 volte;
a
Beppe che non ama il freddo e la roccia liscia, ma preferisce le calde
atmosfere mediterranee e il ruvido calcare della Sardegna;
a
Mariano che invece ama il freddo, il ghiaccio in particolare e le vie poco
frequentate;
a
Patrizia e Barbara perché tirino fuori “l’alpinista” che c’è in
loro e a tutti i “conquistatori dell’inutile” amici e non che
leggeranno questa mia digressione.
Gaetano Soriani
Cento,
27 giugno 2005
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