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La Gusèla
del Cismon note di Gabriele Villa foto di Gabriele Villa e Rita Vassalli
E' pur vero che il passante di Mestre ha migliorato le cose per quanto riguarda le code, ma rimangono pur sempre le sette ore di automobile da fare, tra andata e ritorno. Sarebbe così semplice sostituire questa voglia di alpinismo con una scappata in falesia o ai Colli Euganei, ma quella sarebbe “solo” arrampicata, e chi è un alpinista classico (o addirittura "obsoleto" come me) sente il richiamo di una cima, l'apice di una scalata, magari di pochi tiri, ma che sia un posto "da cui di può solo scendere" (come dice Mauro Corona), scendere e non farsi calare da qualcuno in moulinette. E in estate quando fa quel caldo umido e ci si sente tutti appiccicaticci, chi ce la fa a rimanere in bassa quota?
E' allora che bisogna cercare una proposta “di minima” che sappia offrire un po’ di sapore di montagna, che preveda una cima da raggiungere con un minimo di avvicinamento, meglio se risalendo un bosco ombreggiato e fresco, con un’arrampicata anche se breve ma con bella esposizione che aggiunga "sale" alla scalata e giustifichi l’uso delle corde, dell'imbragatura e degli strumenti di protezione, insomma su cui di possa fare un alpinismo in miniatura, ma con tutti gli ingredienti distintivi che lo caratterizzano. Trovarla non è facile, ma se ci si sa accontentare, la soluzione c'è e si chiama Gusèla di Cismon.
Recita la guida “Cismon & dintorni”, firmata da Andrea Spavento e
Massimo Doglioni:
Passato il Forte Tombion e arrivati all’altezza dell’abitato di Cismon,
bisogna guardare nel momento giusto, ovvero quando la sagoma della Gusèla si
staglia contro il cielo nella larga gola compresa tra il Monte Saccon e
il Col Molton.
Proprio lungo quella cresta si svolge la via “normale” che (udite, udite) con 60
metri di arrampicata di I e II grado conduce alla aerea cima, su cui fa
bella mostra di sé l’immancabile croce in ferro; lungo il percorso si
trovano un paio di fittoni e un chiodo con anello nell’esposto tratto di
II grado.
L'ho ripercorsa il 23 maggio del 2009, in una giornata in cui in pianura si boccheggiava per il caldo e ne ho avuto nuove intense sensazioni, rinnovando quell'emozione che mi era rimasta dentro.
Risulta subito gradevole la partenza dalla piazza di Cismon, quando ci si infila sotto il vòlto che porta all’inizio della mulattiera per la Val Goccia, passando dall'asfalto ai gradini di pietra con l'erbetta verde che pare un soffice tappeto e conferisce un colore tenue e rilassante. Appena guadagnata qualche decina di metri di dislivello e lasciate in basso le case, si avverte la piacevolezza del fresco del bosco avvolto nell'ombra imposta da un contrafforte roccioso che incombe sul paese. Proseguendo verso l'alto a un certo punto vi vede la sagoma slanciata della Gusèla che si staglia contro il cielo e pare incorniciata dagli alberi.
Il sentiero è ben curato e sale abbastanza dolcemente a tornanti. Si raggiunge, infine, una panchina in legno posta proprio all’inizio del sentiero che va verso la normale e qui ci si può preparare con comodità, prima di imboccare il sentiero che va verso la cima. Ci si sente quasi a disagio nell'infilarsi l'imbragatura e prendere cordini, moschettoni e corde, ma la forte esposizione che si incontrerà per arrivare alla cima lo consiglia vivamente. Si
cammina facilmente per qualche decina di metri, fino a che si inizia ad
arrampicare sui primi risalti erbosi. All'inizio non si percepisce l'esposizione e le difficoltà sono molto contenute mentre si superano le prime roccette miste a vegetazione ed erba fino ad arrivare a fare sosta ad un alberello dopo i primi trenta metri di arrampicata, da cui si ha la visione del fondo valle. Si prosegue per il secondo tratto con ulteriori trenta metri, mentre l'esposizione aumenta, poi si trova un chiodo con anello e già si vede la croce della cima che incombe e sulla quale, non subito, si trova il coraggio di rimanere in piedi. Meglio rimanere seduti in modo da potersi sporgere per guardare verso valle da quel balcone naturale che si affaccia verso l'abitato di Cismon, che si vede sul fondovalle, ed è allora che si può notare l’ombra scura della Gusèla che si disegna scura e appuntita sul verde intenso del bosco sottostante.
Si scende per la stessa via di salita e poi si può completare la mattinata con la visita ai vicini “capitèl”, in mezzo a una flora rigogliosa con bellissime roselline selvatiche, qualche giglio rosso che occhieggia poco sotto strada, grandi margherite e tanti altri sconosciuti e coloratissimi fiorellini. Una
volta ritornati alla piazza
del paese, avremo il piacere di rinfrescarci alla fontana con acqua
freschissima e, se si ha avuto la fortuna di trovare parcheggio sulla
piazza, l’auto sarà pure rimasta all’ombra.
Gabriele Villa Ferrara, aprile 2010
Bibliografia. Arrampicare nel canale del Brenta
Autori: Andrea Spavento e Massimo Doglioni (Con il patrocinio della Sezione del Club Alpino Italiano di Mestre) Prima
edizione: luglio 2000 |