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di Raffaele Sbarbada
Camminavamo in silenzio, aprendo lentamente la nostra traccia nella neve profonda e polverosa, una neve leggera, impalpabile, asciutta come la sabbia del deserto. Varcando la porta del rifugio, ci lasciammo alle spalle un paesaggio tetro e spettrale, reso ancor più freddo dalla luce biancastra della luna. E noi, al sicuro nel comodo e accogliente rifugio, ci demmo da fare per rendere il nostro soggiorno ancora più confortevole, chi spaccava la legna per la stufa.... chi scioglieva la neve sul fornello a gas.... La gran parte degli
uomini che vivono nelle grandi e piccole città, ha perso il gusto delle
cose semplici, spaccare la legna, accendere un fuoco in un rifugio in
una notte d'inverno, starsene seduti attorno alla fiamma a fantasticare.
Allora qualcuno di noi introdusse un discorso molto interessante, chiedendosi che razza di uomini dobbiamo essere se ancora abbiamo il gusto di queste cose, se amiamo isolarci nella grande solitudine della montagna invernale, se ci attirava il freddo, il silenzio, la neve. Certo, amiamo la
natura in tutte le sue espressioni, ma esaminandoci in fondo, non
eravamo un po’ avversi verso la razza umana? Davanti alla luce
della piccola candela fu più facile parlare di se stessi........... A volte ho incontrato vecchi compagni: eravamo cambiati, diversi da allora, no, forse io sono cambiato molto. Li guardavo, cappotto elegante, camicia, cravatta, insieme ad una ragazza ancor più elegante. Loro guardavano me, stranamente, forse con una certa diffidenza. Per lo più indosso un paio di blu jeans e una maglietta.
E alla domanda....."E tu Lele cosa fai? Non sei andato all'università?" "NO, rispondevo, faccio l'operaio e vado in montagna" "Ah, ho capito - mi rispondevano, con un sorrisetto un po’ sarcastico - ....la montagna". Pezzo di cretino, cosa ne sai tu della montagna, cosa ne sai tu della mia vita, delle mie idee? Certo tu ti senti a posto, ti senti sicuro hai raggiunto una posizione, hai il futuro spianato; ma sei proprio sicuro di essere felice, hai tu provato una sola delle sensazioni che io ho provato? No non ho sbagliato
tutto, in montagna realizzo me stesso. Altrimenti mi sentirei alienato,
spersonalizzato. La luce della candela diventava sempre più debole, gli amici ascoltavano in silenzio. Lo so un giorno sarò solo davanti a questa grande incognita che è la vita, e non sarebbero serviti a nulla tutti i miei sogni, i miei ideali. Oggi vivi solo se produci, se ti inserisci nel sistema, sei un piccolo ingranaggio di una grande ruota che fa parte di un meccanismo che è ancora più grande. Noi amanti della
montagna siamo veramente dei delusi, dei disadattati, e anche dei
presuntuosi.....? Ma in fondo a ognuno di noi vi è un fremito di ribellione: ribellarsi a tutte le costrizioni, essere insofferenti a ogni forma di imposizione..... Per questo cerchiamo
la libertà e la troviamo in montagna: siamo liberi di muoverci
nell'infinito, liberi di disporre della nostra vita, liberi di
affrontare lo sguardo nel cielo libero, non racchiuso fra i grigi tetti
delle case.
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